Una città fantasma, dove la propria casa è diventata un nemico temibile e un'altra città che rinasce continuamente sulle macerie di sé stessa, senza badare troppo alla storia che ad ogni abbattimento è spazzata via. Questo è il cortocircuito di senso messo in scena dal regista Antonio Prata, nel suo mediometraggio "Terradentro". L'autore, nato a Zurigo, è originario dell'Abruzzo e vive a Lugano. Proprio sul concetto di "vivere tra più terre che vuol dire vivere in nessun posto" incentra la sua riflessione sulla memoria dei luoghi. Giocando sui contrasti: tra una terra sconvolta da un violento terremoto, che ha cancellato i ricordi e sradicato un'identità che ora si rivela illusoria, e un'altra modernista per principio, stravolta da una distruzione – ricostruzione programmata– che propone un continuo abbatti-e-rifai. Con immagini luganesi che se prese nel momento giusto, come quello del vecchio caseggiato che sta per crollare, si sovrappongono simbolicamente a L'Aquila. “Terradentro” è un viaggio alla ricerca della terra dove sono piantate le proprie radici; il desiderio di ritrovare una casa che forse può essere solo un luogo mentale.