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DOMINION



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Rai4 1aTV assoluta dal 10 giugno. Una guerra tra due schiere di angeli, l'attesa di un nuovo messia sullo sfondo di una Las Vegas trasformata in cittadella militare dagli ultimi superstiti dell'umanità: queste le premesse narrative e d'ambientazione della serie. Più che anticipare altro dell'immaginifica trama, preferiamo spiegare il prodotto guardando ai suoi modelli di riferimento. Dominion rappresenta un caso emblematico, miscelando in parti accuratamente uguali suggestioni fantascientifiche ed elemento religioso e soprannaturale, fedele alle parole chiave della televisione postmoderna: Contaminazione e citazione. La serie è ideata da Vaun Wilmott come spin-off del film fantastico Legion (2010). Se, con Dal tramonto all'alba (1996) e Vampires (1998), Robert Rodriguez e John Carpenter avevano per primi “importato” i vampiri – con immancabile autoironia pulp – tra ambientazioni neo-western, in Legion il regista e sceneggiatore Scott Stewart sceglieva il deserto californiano del Mojave addirittura come sfondo di una biblica Apocalisse, restando fedele al proprio registro d'elezione, quello del thriller e dell'horror. Ancora diverso è però il caso di Dominion, che dalle premesse del film di Stewart parte per costruire un racconto radicalmente nuovo, di fatto indipendente dal suo prototipo sia nella trama che nell'estetica. Dopo la scomparsa di Dio, l'arcangelo Gabriele ha deciso lo sterminio dell'umanità, trovando i suoi alleati negli angeli delle schiere inferiori, che si incarnano negli umani assumendo fattezze da zombi degne di un film di George Romero. A Gabriele si oppone però l'arcangelo Michele, che per assicurare una speranza di salvezza all'umanità ha sottratto alla morte un piccolo nuovo messia. Dall'assedio di una caffetteria nel deserto raccontato in Legion – nel solco western di Un dollaro d'onore (1959) – si passa qui all'assedio di un'intera città, Las Vegas, trasformata in un gigantesco fortino da Michele e dai sopravvissuti, e governata con pugno di ferro da un regime militare che evoca le gerarchie delle più classiche space opera. Benché ci troviamo sulla Terra e non negli spazi siderali, è impossibile non pensare qui a un'altra fortunata produzione Syfy, già nota al pubblico del nostro canale, Battlestar Galactica (2004-2009), e al suo miscuglio tra space opera in divisa, allegoria politica e spiritualismo new age. Le produzioni del canale Syfy – possiamo citare altre serie già trasmesse da Rai4 come Alphas (2011-2012), Caprica (2010), Eureka (2006-2012), Haven (2010-in corso), Sancturay (2008-2011) e Warehouse 13 (2009-2014) – hanno, del resto, da tempo allargato il loro raggio d'azione dalla science-fiction pura ad altri filoni dell'universo fantastico, come il fantasy, il paranormale, l'horror, l'avventura e il supereroico, proponendone spesso incroci, ibridazioni e antologiche ricognizioni. Lo sfondo di Las Vegas, qui ribattezzata Vega, non è dunque casuale: molto vicina al deserto del Mojave di Legion, ma soprattutto essa stessa città postmoderna per eccellenza, pastiche di citazioni architettoniche che vanno dalle statue greco-romane del Ceasar Palace ai mini-grattacieli del New York, New York, due grandi alberghi qui presi a prestito come teatro della vicenda. Sono passati venticinque anni dagli eventi descritti in Legion e il piccolo messia si è ormai fatto uomo, ma – come nell'archetipo biblico – attende ancora egli stesso la sua rivelazione. Alex, militare coraggioso quanto indisciplinato, sembrerebbe avere tutte le caratteristiche del caso; il suo interprete Christopher Egan ha, del resto, già prestato il volto al giovane re David di un'altra rivisitazione al presente della Bibbia marcata NBC, Kings (2009). Archetipica è anche la figura di Claire, sacerdotessa critica nei confronti del regime dittatoriale instaurato in città: nei suoi panni c'è la bella Roxanne McKee, attrice già nota al nostro pubblico nei ruoli epici de Il Trono di Spade (2011-2012) e Ironclad 2: Battle for Blood (2014). Completano il cast Tom Wisdom, Luke Allen-Gale, Shivani Ghai, Rosalind Halstead, Anthony Head e Alan Dale. L'episodio pilota è diretto dallo stesso Scott Stewart.

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